Oggi si ha forse troppa tendenza a presentare le cose in modo manicheista, ad esempio negli scontri fra stato e individui, stato e intellettuali. Lo stato è multiplo; c’è un'alterazione dei diversi apparati statali: alcuni hanno poco rilievo di fronte agli apparati internazionali, altri esistono solo sul piano regionale, locale, economico e industriale, altri ancora esistono solo sul piano burocratico. L’assistenza sociale è molto attiva, ma non è solo lo stato a intervenire, vi sono anche i sindacati; dunque penso che non si debba “reificare” il potere statale come ha fatto un certo numero di persone della “nuova filosofia”. Essi rinnegano lo stato, il potere e conducono una specie di guerra mitologica. La verità, la libertà, non permettono di descrivere la realtà delle cose. Ecco perché penso che oggi non si possa parlare di un fronte molto chiaro e definito né di un fronte di classe e nemmeno di un fronte contro il potere di stato. Un certo numero di persone tende tuttavia a semplificare il problema. Devo aggiungere che non ci sono solo le Brigate Rosse a pensare a una guerra manicheista, ma c’è anche la maggior parte dei partiti, delle formazioni politiche che vedono un potere statale da cambiare, da trasformare e da prendere là dove ci sia una molteplicità di centri decisionali. In fondo quando il partito comunista o il signor Berlinguer vuole prendere il potere statale, che cosa fa in realtà? Egli non prende il potere, ma si addossa uno stato multiplo e complesso del potere. In questo contesto sono da rivedere tutti i vecchi concetti di lotta e non solo questi, ma anche le teorie relative alla lotta e le forme di organizzazione e di militantismo”. Se si vuole veramente colpire il potere, che muove tutti gli ingranaggi, l’azione diventa difficile. Notiamo una concentrazione di tutti i poteri reazionari: dalla polizia fino ai mass-media, compresi i giornalisti, i preti, gli sportivi. Non si tratta dunque di trasformare un piccolo settore del potere pensando che tutto andrà per il meglio, bisogna trasformare tutta la società e condurre una rivoluzione generalizzata. Certo la cosa è impressionante. La Democrazia Cristiana non si avvale solo della mafia, ma anche della complicità di milioni di persone. Questa violenza è dunque inevitabile e legittima per il momento, poiché coloro che la promuovono sono sinceri e lottano per la verità. L’esperienza tuttavia dimostrerà che bisognerà trovare altre forme di espressione, visto che questi diversi orientamenti non hanno dato risultati tangibili. Le Brigate Rosse sono l’espressione di un fallimento. Ebbene, esiste tutta una dialettica sociale e storica che mostrerà in cosa andrà a sfociare tutto questo. Quanto a partecipare al sentimento e alla morale comune che denuncia le Brigate Rosse, non dovete assolutamente contare su di me. La possibilità di esprimersi per un intellettuale c’è; se non la si sfrutta è per vigliaccheria. Ci sono persone molto disponibili. Certo, se tutti hanno paura, si diventa come nel film di Bunuel “L’angelo sterminatore” e non ci si muove più. Si esagera sempre. C’è gente che vuol lottare con l’humour, la derisione perché ne ha abbastanza dell’isterismo. La gente che ha vissuto la rivoluzione non sapeva cosa fosse. Non è perché si ignora cosa sia la rivoluzione che questa non avverrà. Inoltre i vecchi modelli di rivoluzione non sono più validi. La rivoluzione che si prepara adesso, non assomiglia a nessun altra. Questa rivoluzione è in continuo movimento e ha trovato parziali forme di espressione (Bologna, Milano). Chi fa la rivoluzione è il movimento sociale, e questo esiste, è reale. Oggi il capitalismo non propone niente di nuovo ed è incapace di controllare la situazione; la rivoluzione è dappertutto. Cosa farà il capitalismo? Realizzerà una “superdittatura”, escogiterà un Hitler mondiale che controllerà tutti? Assolutamente no. Il capitalismo ha regredito su tutti i fronti. Non ha i mezzi per istituire un fascismo mondiale. Non ci sarà fascismo locale, poiché il sistema economico non lo concepisce. Ci sarà o un fascismo internazionale oppure un movimento rivoluzionario. La situazione fa paura perché non la si capisce. Si vive il movimento operaio con concezioni di lotta e di potere che non corrispondono alla situazione generale. Bisogna rivedere tutto; anche la lotta di classe non è più la stessa. Le Brigate Rosse sono per me l’espressione della mancata individualizzazione di forme efficaci di lotta da parte del movimento rivoluzionario. Ci sono stati, in tutta la storia del movimento operaio, periodi di terrorismo: non vedo perché bisognerebbe condannarli.



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