LA CASA DI ROXY  - 1961
Mobilio, anticaglia, pesci rossi vivi, incenso, disinfettante, profumo, juke-box, abiti ecc.

Le prime opere di Edward Kienholz, fino al 1958-59, erano generalmente composte di cianfrusaglie e rifiuti (“i resti delle esperienze umane”) Questi lavori hanno la forma di oggetti da appendere alle pareti, di bassorilievi, dipinti in genere molto disinvoltamente dall’artista sul pavimento del suo studio con una scopa in sostituzione del pennello.Lo spessore era, in questi casi, molto basso e il colore, lasciato scorrere sulla superficie, serviva da contorno  al disegno. Il metodo di Kienholz, a quei tempi, era di realizzare 5 o 6 opere alla settimana per circa 2 o 3 settimane consecutive. Quando il rilievo dei suoi lavori si fece più pronunciato e fuoriuscì dalla superficie, i quadri divennero eccessivamente “pesanti” e richiesero una collocazione sul pavimento. A questo punto si dovrebbe pensare a Kienholz più come a uno scultore che come a un pittore, nonostante il suo costante interessamento alla superficie sia di vitale importanza per le opere successive. Zoe, una delle prostitute de “La casa di Roxy”, fu concepita in modo rapido e impulsivo. Qualche tempo dopo scaturì la figura di Filì, l’angelo perduto. A questo punto Kienholz decise di realizzare altre figure e di creare le condizioni ambientali di un casino in cui collocarle. Lo volle chiamare “La casa di Roxy”, proprio come il famoso bordello di Las Vegas. Tutti i pezzi furono esposti per la prima volta nel 1961 alla Ferus Gallery di Los Angeles. Per questo tipo di ambientazioni, sul modello delle rappresentazioni teatrali, di costume e le “stop-action”, che Kienholz aveva visto in gioventù nelle chiese di campagna e nei saloni delle fattorie, coniò il vocabolo “tableau”. “La casa di Roxy” è ambientato nel 1943, cosa arguibile, d’altronde, dal calendario, dalle riviste, dallo stile degli abiti, dal tono dei juke-box e dalla chiamata alle armi del generale MacArthur. In alcune opere successive Kienholz puntualizza di nuovo un determinato periodo. Per quanto Kienholz sia considerato un critico sociale, è interessante notare che il tono morale de “La casa di Roxy” rimane quello di una mera riflessione su un’epoca… “Non si può avere un casino senza clienti che pagano”. Le figure implicano un professionalismo e una competenza che vengono attenuati solo da piccoli stratagemmi, quali una lettera scritta da una sorella ricca, nascosta in fondo a un cassetto di Miss Cherry Delight. Per l’anteprima de “La casa di Roxy”, Kienholz chiese che tutti gli invitati indossassero l’abito da sera e che “si presentassero nel modo migliore. Nessuno doveva guardare le ragazze e sentirsi superiore a esse”. Una scritta sulla parete spiegava: “Così tanto bene risiede nella parte peggiore di noi e così tanto male nella parte migliore di noi che è dovere di ciascuno di noi spiegare il resto di noi”.